Al momento stai visualizzando La polemica sui blush YSL e il problema dell’inclusività nel make-up

La polemica sui blush YSL e il problema dell’inclusività nel make-up

Inclusività nel make-up: il caso dei blush YSL

Negli ultimi giorni, si è discusso dell’inclusività nel make-up grazie al video su TikTok di Golloria George, che recensiva i nuovi blush “Make Me Blush” di Yves Saint Laurent (YSL). Sebbene la linea sia stata pubblicizzata come inclusiva, la creator ha criticato il fatto che tutti i blush sembrassero avere una base bianca, risultando inefficaci su pelli scure. George ha affermato che i prodotti non fossero adatti a carnagioni come la sua, sostenendo che dovessero essere “rimandati in laboratorio” per una riformulazione.

Le critiche e il dibattito online

Dopo la recensione, George ha ricevuto attacchi sui social, con molti utenti che l’accusavano di non considerare che i blush potessero essere destinati a pelli chiare. Tuttavia, molti altri si sono schierati con lei, criticando YSL per aver promosso la linea come inclusiva senza offrire opzioni valide per tonalità più scure. Ma da dove nasce realmente il problema?

Come si realizza un blush?

La produzione di un blush coinvolge diversi elementi fondamentali:

  • Pigmenti: i colori principali, sia naturali che sintetici, che danno la tonalità.
  • Filler: ingredienti come talco o mica che danno corpo al prodotto.
  • Leganti: servono a mantenere la formula compatta e prevenire la dispersione.
  • Oli ed emollienti: rendono il blush idratante e facile da sfumare.

La vera differenza, tuttavia, risiede nella base utilizzata. I blush chiari spesso utilizzano una base bianca, ideale per pelli più chiare, ma che crea un effetto grigiastro su pelli scure. Per blush adatti a carnagioni più scure, si preferiscono basi trasparenti o scure, che permettono ai pigmenti di mantenere la loro intensità.

La base bianca: razzismo o semplice strategia di mercato?

Il tema dell’inclusività nel make-up è centrale, ma casi come quello di YSL sollevano una domanda: l’utilizzo di basi bianche nei blush è una forma di discriminazione non intenzionale o una decisione di mercato?

Produrre cosmetici per una gamma di tonalità più ampia richiede investimenti maggiori. Formulare prodotti per pelli scure implica l’uso di pigmenti concentrati e basi trasparenti, per garantire che il colore rimanga vivo e vibrante su carnagioni più profonde. Fenty Beauty, ad esempio, ha dimostrato che c’è una forte domanda per prodotti inclusivi, offrendo oltre 40 tonalità di fondotinta. Il loro successo dimostra che l’inclusività non è solo una questione etica, ma anche un’opportunità commerciale.

Perché molte aziende non investono?

Il mercato, in molti casi, percepisce le persone con pelle scura come una minoranza di mercato. Creare prodotti senza basi bianche è costoso e richiede nuove tecnologie. Le economie di scala funzionano meglio quando la domanda è maggiore e costante, mentre una linea destinata a pelli scure potrebbe sembrare meno redditizia. Tuttavia, limitarsi a considerare queste carnagioni come “segmenti di nicchia” può rappresentare una grande opportunità mancata.

Brand che hanno risposto alla domanda di inclusività

Alcuni brand come NARS e MAC hanno capito l’importanza di offrire prodotti per tutte le carnagioni, ampliando le loro gamme di fondotinta e blush. Al contrario, aziende come Tarte e Beauty Blender sono state criticate per aver lanciato linee di fondotinta con poche opzioni per pelli scure. Questi casi dimostrano che il vero inclusivismo non può essere solo una questione di marketing, ma deve riflettersi nei prodotti offerti.

Come si crea un blush per pelli scure?

Creare un blush per pelli scure richiede una base trasparente o scura, che mantenga l’intensità del colore. I pigmenti devono essere altamente concentrati e spesso si aggiungono additivi come la mica per garantire luminosità senza schiarire il colore. Questo garantisce un risultato vibrante, che rispetti la profondità e la luminosità naturale delle pelli più scure. QUI approfondimenti

Conclusione: inclusività e opportunità di mercato

Il caso YSL mette in luce una realtà: molti brand cercano di cavalcare l’onda dell’inclusività senza garantire prodotti realmente adatti a tutte le carnagioni. Creare una gamma di cosmetici inclusivi richiede conoscenza delle formulazioni e un approccio mirato allo sviluppo di tonalità efficaci per ogni pelle. Il successo di brand come Fenty Beauty dimostra che c’è un enorme potenziale di mercato per chi è disposto a investire nell’inclusività, offrendo a tutti un’esperienza di bellezza completa.

SCARICA I MIEI APPUNTI è GRATUITO, TI CHIEDO SOLO LA CORTESIA DI MENZIONARMI QUALORA TU LI VOGLIA UTILIZZARE.

Deep_Dark_Skin_blush

Questo articolo ha 2 commenti

  1. Laura Alfego

    Invece di creare una discussione e attaccare le aziende, che poi sono libere di decidere cosa creare e vendere, perché non creiamo una discussione su quelle che dopo un piccolo corso on line si credono MUA? vent’anni fa’ era tutto diverso, vent’anni anni fa quando ho deciso di diventare una consulente di bellezza; l’ ho deciso appunto perché questo mondo era pieno di VERI PROFESSIONISTI,dove cercavano di creare il bello e non di fare discussioni. Le aziende leader nel mondo non se ne fanno nulla di queste discussioni.

    1. Antonio Ciaramella

      Ciao Laura. Ti ringrazio per il tuo commento e per aver condiviso la tua opinione. Vorrei chiarire che l’intento dell’articolo non era quello di attaccare nessuna azienda, ma semplicemente evidenziare una carenza comunicativa che può essere migliorata. Non ho mai messo in discussione la qualità del prodotto, che rispetto, ma ho voluto sottolineare come, in effetti, alcune linee di make-up tendono ad escludere determinate tipologie di pelle, probabilmente per scelte di mercato. Non si tratta di una critica distruttiva, bensì di un’osservazione con lo scopo di aprire un dialogo costruttivo.

      Riguardo all’argomento che suggerisci – cioè la questione di chi, dopo un breve corso online, si definisce MUA – è senza dubbio un tema rilevante e che ho trattato in altri articoli, come quello che ti invito a leggere qui: https://www.antoniociaramella.it/2024/07/27/corsi-di-make-up-online-pro-e-contro/, dove esploro pro e contro della formazione online nel make-up.

      Concordo con te che il mondo della bellezza è cambiato rispetto a vent’anni fa, e oggi esiste una maggiore accessibilità alle informazioni e alla formazione. Tuttavia, proprio per questo motivo, è importante promuovere una discussione che includa sia le scelte delle aziende sia la formazione dei professionisti, con l’obiettivo di migliorare il settore nel suo complesso.

      Grazie ancora per il tuo contributo e spero che il dialogo possa continuare in modo positivo e costruttivo.

      Un caro saluto, Antonio Il truccatore Imperfetto

Lascia un commento